(67) Segue: Le prospettive…

27.06.2022

Avevo promesso a me stesso di non procedere più nello scrivere queste mie riflessioni, che hanno ancora dei lettori, ma non catturano operatori. Ancora una volta, però, la rabbia ha preso il sopravvento sul buon proposito e sono tornato ad esprimermi.

Quale è l’oggetto: la scissione Di Maio. Infatti, nella mia verde età ho assistito a tante scissioni, ma tutte motivate da ragioni ideologiche, penso a quella dei socialisti dal blocco della sinistra ormai egemonizzata dal PCI, a quella di palazzo Barberini che ha visto nascere la socialdemocrazia dal Partito Socialista e potrei continuare.

Quella di Di Maio è una scissione priva di idealità, la potremo definire di tipo “poltronistico”.

Ma quello che mi turba non è tanto la conta di chi segue lo “scisso” e chi no, ma la circostanza che l’Autore sia Ministro degli Esteri e non si sia peritato di dimettersi, considerando che la carica ricoperta era conseguenza alla sua collocazione partistica anteriore alla scissione.

Non capisco neanche, ovviamente per mia incapacità, come mai il Capo dello Stato, informato della decisione del Ministro degli Esteri, non abbia esercitato un po’ di «moral suasion» per rendere la decisione un po’ meno scioccante.

Concludo con una domanda: da chi siamo governati?

Se dovessi rispondere io direi dal nulla, poiché anche il Presidente del Consiglio accoglie tutto purchè la sua straripante coalizione regga, almeno fino alla conclusione della legislatura

Ma se questa è la scadenza, cari amici, occorre organizzarsi per non trovarsi in una situazione nella quale potrebbe non trovare più posto una costituzione nata dall’atifascismo e, nel migliore dei casi, la ricostituzione di una pessima copia della «balena bianca».

Claudio Bianchi