(26) Segue: Le prospettive…

Buon anno dal profondo del mio cuore a Voi che seguitate a leggere queste mie considerazioni.

Debbo constatare, al riguardo, che quelle del 9 dicembre us., e cioè post referendum, hanno riscontrato un numero di contatti molto basso, eppure esprimevano la mia analisi del voto in funzione del ritorno alle urne del «non partito…».

È possibile che non sia stato incidente nel delineare il da farsi dopo l’esito del voto referendario, ma io posso soltanto, come ho sempre cercato di fare, indicare delle linee guida operative e cioè uno strumento per arrivare alla soluzione.

Al riguardo, l’idea dell’Associazione per pervenire, poi, ad un programma condiviso da considerare il percorso per gestire il Paese nei prossimi anni fino a conseguirne il recupero antropologico, fisiologico ed economico, ritengo sia sempre valida. Tuttavia, non mi pare che abbia riscosso una grande adesione, cosicché non volendo dar vita all’ennesima «cosa» nata morta, non ho proceduto alla costituzione. Peraltro, qualcuno mi ha autorevolmente fatto presente che farla nascere ora sarebbe interpretata come una proposta elettorale.

Ne prendo atto, ma pensando alla situazione che potrebbe crearsi se fossimo chiamati subito alle urne, mi viene da pensare che il «non partito…» tornerebbe ad essere tale, con la conseguenza che si registrerebbe il 40% di votanti, cari all’ex Premier, il quale, a ragione, potrebbe inglobarne la gran parte e tornare a Palazzo Chigi, questa volta con la parvenza dell’incoronazione popolare.

Perché dico questo? Lo dico all’esito di questa elementare riflessione: le compagini di opposizioni sono poca cosa, salvo il movimento 5 stelle, il quale, però, si è fatto gran male da solo con l’inconsistente e, quindi, irresponsabile gestione del Comune della Capitale.

Se ho ragione, siamo in una perfetta visione “gattopardesca”, poiché nulla sarebbe cambiato, anzi, in forza della ipotizzata legge elettorale, si rafforzerebbe l’attuale gruppo dirigente con una maggioranza ad hoc in entrambe le Camere.

L’attuale Governo, più o meno copia del precedente, appare un serio viatico per la citata prospettiva, quindi se si vuole cambiare, ancora una volta, come per il referendum, dovrà entrare in campo il «non partito…», il quale dovrà far sentire la propria voce e portare in Parlamento quel nucleo di persone animate dalla volontà di apprendere e di fare.

Il problema da risolvere, ed in pochissimo tempo, rimane sempre lo stesso: dare al citatissimo, da me, «non partito…», un riferimento che seriamente ne interpreti le ragioni e le traduca in azioni operative di governo del programma a medio e lungo termine ispirato da quelle ragioni.

Come fare? Se c’è consenso con un nucleo consistente di rottura la soluzione operativa si trova, in caso contrario l’idea rimarrà un’utopia.

Attendo le Vostre opinioni, se crederete di esprimerle, e rinnovo i più fervidi auguri per un sereno e proficuo nuovo anno.