(68) Segue: Le prospettive…

20.09.2022

Purtroppo avevo ragione:

Già dieci anni fa scrivevo che occorreva provvedere senza indugio agli interventi sul suolo italico, per evitare che subisse danni irreparabili in seguito a possibili negative perturbazioni dal cielo, da terra e da sottoterra. Ho ripetuto tale grido di allarme in tante occasioni, ma non sono mai stato ascoltato.

I Governi che si sono succeduti in questi anni sono sempre stati indaffarati a sostenere la sopravvivenza di individui, famiglie ed imprese con l’indebitamento pubblico e l’attesa dei fondi dell’Unione Europea. Il “colore” dei Governi è cambiato, ma il loro substrato è rimasto sostanzialmente invariato e mai nessuno ha agito per fronteggiare previsioni di danni. Questi ci sono stati e sempre della stessa natura, ma mai un impegno scientifico e finanziario in conto previsione. A danni fatti, sono poi intervenute le Procure alla ricerca dei colpevoli: boh!

L’ultimo accadimento dimostrativo di quanto ho scritto è di questi giorni e non si è esaurito, con un’intera regione, le Marche, tra le più produttive della Repubblica, praticamente scomparsa, ingoiata da fango e detriti. Otto anni prima quella stessa zona era stata fortemente danneggiata dagli stessi elementi che ora l’hanno sotterrata, ma, esaurito il solito balletto di qualche pulitura di fiumi e ricerche di colpevoli, tutto è rimasto invariato. Tant’è che a soli otto anni di distanza assistiamo alla tragedia odierna con morti, dispersi e completa distruzione di quanto costituiva la struttura viva di quella regione.

Ovviamente, le Procure si sono messe in moto alla ricerca del colpevole, ma nessuno ha il coraggio di condannare coloro che a capo del Governo centrale e locale, non hanno provveduto a quelle manutenzioni irrinunciabili per la salvaguardia del territorio e di chi lo abita.

Ora dichiariamo la calamità naturale e ricordiamo i mezzi per fronteggiare i danni, anche se, nel caso di specie, purtroppo ci sarà poco da fare.

Sono arrabbiato, molto arrabbiato soprattutto perché tra pochi giorni siamo chiamati alle urne per eleggere gli stessi personaggi ai quali dobbiamo il Governo del disastro descritto. Questo, del resto, non si esaurisce da solo e, non intervenendo, i danni potrebbero essere esiziali per l’Italia tutta. Si pensi ad un sisma che colpisca il Colosseo o qualsiasi altro monumento unico per il richiamo della nostra terra: non avremmo più visitatori, cioè verrebbe meno la nostra maggiore fonte di reddito nazionale.

Gli aspiranti deputati e senatori si esprimono con una superficialità sconcertante, garantendo mezzi finanziari, in forme diverse, a singoli, comunità, imprese, ma dimenticano sempre di spiegare dove prenderebbero quei mezzi e, comunque, gli investimenti per il territorio latitano.

Se prendiamo atto di ciò, è evidente che non possiamo attenderci nulla di nuovo e di buono dalle urne, ma tale risultato è imputabile a noi che non abbiamo fatto niente per determinare una svolta nelle persone o meglio nella loro interpretazione del ruolo verso le comunità degli elettori.

Claudio Bianchi