(37) Segue: Le prospettive…

Siamo al 26 agosto e l’impegno dei partiti per rispondere alla convocazione del Presidente della Repubblica, fissata per il giorno successivo, appare incentrato nella ricerca di un accordo tra PD e Cinque Stelle.

Quanto agli altri raggruppamenti, Fratelli d’Italia è mobilitata per un ritorno immediato alle urne, mentre il Nocchiero di Forza Italia, sempre più provato, insiste per la coalizione di centro destra con Lega e Fratelli d’Italia per non «consegnare il Paese alla sinistra».

Al riguardo, appare evidente che la «sinistra» al di fuori di piccolissimi partiti, sarebbe rappresentata dal PD.

Questo aspetto mi inquieta molto, poiché mi sembra esprimere un grave, pericoloso equivoco. Infatti, il Partito Democratico è l’erede dell’Ulivo, il quale è stato fondato da un democristiano doc, a cui, non a caso, l’establishment DC dell’epoca dette l’incarico di liquidare l’IRI.

Certo il PD si è poi ulteriormente imbastardito, con la Margherita, i “renziani” e quant’altro, ma non ha mai espresso programmi ispirati ai principi socio- economici propri di una moderna social democrazia. D’altro canto, proprio la disponibilità ad allearsi con un movimento confuso-populista ne è la più limpida dimostrazione.

Per ergersi a timoniere del recupero socio-economico e morale del Paese, la dirigenza del PD si sarebbe dovuta cimentare, fin da quando era all’opposizione del Governo «pentastellato», in un vero piano strategico, fatto di obiettivi linee da percorrere per conseguirli, comprese le fonti di finanziamento necessarie per realizzare il piano, le modalità del loro rimborso, se funzione di prestiti. Avrebbe anche dovuto proporsi con una sorta di «Governo ombra» che indicava le azioni da intraprendere, invece di dire l’ovvietà che il Governo in carica stava affossando l’Italia.

Invece anche adesso, a poche ore dalla convocazione del Presidente della Repubblica, il problema è risultato quello del nome del Presidente del Consiglio e poi il toto-ministri su cui si è scatenata la stampa.

Il dramma è che, pur tornando alle urne, l’elettore non avrà alternative rispetto alla pochezza espressa dagli attuali partiti e movimenti, con le conseguenze che vedremo, ma spero di sbagliare, il Paese sempre più in progressivo degrado, all’interno di un’Europa che nulla ha a che fare con quella auspicata da Spinelli e dai Padri fondatori.