(6) Segue: Le prospettive…

Nel 1948 – in occasione delle seconde elezioni in Italia con il suffragio esteso all’intera popolazione maggiorenne, le prime avevano riguardato nel 1946 il referendum «Repubblica-Monarchia» – i manifesti erano lo strumento più tipico e diffuso della campagna elettorale. Occorre considerare, al riguardo, la scarsa alfabetizzazione degli italiani a quell’epoca e l’assenza dei mezzi di comunicazione oggi imperanti.

 

Io avevo nove anni e, mentre camminavo con mio padre, la mia attenzione fu catturata da uno di quei manifesti con una figura che ammoniva «ricordati che nella cabina baffone non ti vede e Dio sì». Chiesi a Papà che volesse dire quella frase, che forse oggi ho trascritto in modo non pedissequo, e Lui mi rispose che era un monito agli elettori cattolici a votare per un determinato partito. Certamente, lo avrò afflitto con tanti ulteriori perché che ora non ricordo.

In seguito, mi sono reso conto della situazione del “quarantotto” ed ho potuto seguire le successive evoluzioni dei rapporti tra i partiti mano a mano che gli anni, anzi i decenni passavano.

Oggi, ultimi giorni del 2012, quell’episodio mi è rivenuto alla mente, osservando lo sforzo per accreditare una candidatura del senatore Monti a premier nella tornata elettorale dei primi mesi del 2013.

La connessione con il ricordo di bambino al quale ho accennato, mi è indotta dalla “benedizione” che all’operazione politica ricordata sembra venire dalla CEI.

È certamente un’indicazione molto soft ed articolata rispetto ai contendenti ufficiali, ma si basa su riconoscimenti degli undici mesi di governo Monti, i cui effetti ho commentato criticamente nelle mie considerazioni precedenti.

Il mio isolamento, sul punto, appare meno tale oggi, poiché voci più autorevoli della mia si levano per concludere che di solo rigore si muore.

In tal senso, mi sarei aspettato, più che l’abbraccio incondizionato dell’agenda Monti da parte di esponenti laici ed ecclesiastici, una rilettura critica del documento, che per i secondi poteva essere nel solco della Dottrina Sociale della Chiesa.

A mio parere, che esprimo tenendo conto della mia scarsa preparazione in materia, l’agenda Monti, oltre ad essere una vuota enunciazione come se ne sono lette e se ne leggono tante, trascura l’impegno concreto per ricreare lavoro, tenendo conto del depauperamento del tessuto produttivo tradizionale italiano, anche a causa delle molte cessioni di aziende fatte da “imprenditori” i quali hanno monetizzato i loro investimenti, senza tener conto delle possibili ricadute occupazionali, a causa dei pur legittimi programmi dei nuovi acquirenti esteri.

Torno, perciò, a ripetere che l’agone politico viene pericolosamente personalizzato tra il prof. Sen. Monti, l’on. Berlusconi e l’on. Bersani.

Il primo ha sodali giurati nell’area dei cosiddetti poteri forti e dell’UDC, il secondo cerca di riannodare rapporti con l’alleato storico, che scalcia, il terzo aggrega componenti eterogenee presenti nel partito, come lo furono un tempo le «correnti» nella DC. Trascuro le posizioni più protestatarie e torno a richiamarmi al Maestro Muti per avere la speranza che si ridesti – organizzandosi con un programma vero, espresso in cifre che si commentino da sole – quel «non partito di maggioranza relativo», che appare ignorato anche nell’eclatante manifestazione rappresentata dalle recenti elezioni regionali siciliane, già commentate.

Claudio Bianchi