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28.11.2019

Avevo maturato l’idea di smetterla con queste mie elucubrazioni, per evitare di ripetere sempre le stesse cose di fronte ad uno scenario socio-economico in costante degrado di cui nessuno sembra rendersi conto.

Ho cambiato idea quando ho visto all’orizzonte «Azione», e cioè il movimento-partito, ancora non è chiaro, lanciato dall’ex ministro Carlo Calenda.

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21.10.2019

Non posso fare a meno di riprendere la penna per fare qualche considerazione sulla manovra che, di fatto, apre al documento di programmazione economico-finanziaria.

Ogni esponente della maggioranza che sostiene il Governo, a partire dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dell’Economia, hanno presentato il documento come lo strumento per il cambiamento di rotta, rispetto alle timide e conservative manovre del passato. Insomma, il Governo con la stessa si impegna al rilancio dell’economia, basandosi sulla ripresa dei consumi favorita dall’abbassamento delle imposte. Leggendo gli interventi previsti sembra effettivamente un «bengodi» con riduzione delle imposte dirette, il superamento del cuneo fiscale, gli aiuti alle famiglie e quant’altro.

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28.09.2019

La spinta a questa riflessione mi è venuta dal gran parlare del movimento volto a richiamare i “potenti” al non più dilazionabile problema dei mutamenti climatici. Mi ha colpito, in particolare, la determinazione della giovane Greta Thunberg, che si è messa a capo del movimento riempiendo le piazze di giovani che hanno (speriamo!) ritenuto il tema di maggior momento, rispetto al quotidiano insegnamento scolastico.

Mi sono ricordato, al riguardo, che, in passato, mi ero impegnato sul tema dell’evoluzione della produzione e dei connessi rischi ecologici. Così ho fatto una ricerca tra i miei lavori ed ho accertato che nel 1994 scrivevo:

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19.09.2019

Abbiamo “Italia Viva” e l’aggettivo ci riempie il cuore, ma, poi, è doveroso domandarsi che vuol dire una tale espressione scelta come denominazione di un movimento politico.

Non vedo mai i “talk show”, ma per una circostanza del tutto casuale mi sono imbattuto nel nuovo «porta a porta» quando il conduttore ha introdotto il Senatore Renzi. Questi ha spiegato che, superati i partiti di ispirazione novecentesca, occorre avere dei soggetti politici allegri anche nel nome, che siano capaci di far ridere. Secondo me, se questo era il suo obiettivo con «Italia Viva», c’è riuscito in pieno. Purtroppo, però, una riflessione approfondita spinge più al pianto che al riso. Infatti, il Senatore è artefice di una scissione di cui non sono chiari i connotati politici, giacché l’uscita dal PD non muta l’atteggiamento di sostegno al Governo, che, peraltro, proprio il Sen. Renzi si è battuto per realizzare, anche contro buona parte di quello che allora era il suo partito.

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Siamo al 4 settembre, il giorno di Rousseau, quando i partecipanti al movimento Cinque Stelle sono chiamati ad esprimere la loro opinione sul nascente Governo con il PD.

La questione merita, a mio sommessissimo parere, talune considerazioni. La prima riguarda l’orgoglioso richiamo dei Cinque Stelle alla democrazia diretta, di fatto praticata agli albori dell’organizzazione socio-economica in Paesi con un numero ristrettissimo di abitanti. L’era moderna è stata caratterizzata dalla democrazia rappresentativa proprio per l’estensione delle popolazioni. Comunque, l’esperimento sulla piattaforma Rousseau è stato accolto dai Cinque Stelle come un plebiscito per il loro impegno a costituire un Governo che consentisse il proseguimento della legislatura.

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È interessante notare come la stragrande maggioranza dei «consultati» dal Presidente della Repubblica il giorno 27 agosto abbiano espresso disponibilità a sostenere un nuovo Governo PD-Cinque Stelle, a condizione che ci sia questo o quel Premier. Solo l’onorevole Bonino ha dichiarato di non essere disponibile a sostenere un Governo del quale non si conosce il programma.

Finalmente una voce coerente con quanto servirebbe al Paese, al di là degli accordi di Palazzo e della distribuzione di incarichi ministeriali.

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Siamo al 26 agosto e l’impegno dei partiti per rispondere alla convocazione del Presidente della Repubblica, fissata per il giorno successivo, appare incentrato nella ricerca di un accordo tra PD e Cinque Stelle.

Quanto agli altri raggruppamenti, Fratelli d’Italia è mobilitata per un ritorno immediato alle urne, mentre il Nocchiero di Forza Italia, sempre più provato, insiste per la coalizione di centro destra con Lega e Fratelli d’Italia per non «consegnare il Paese alla sinistra».

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Siamo al 20 agosto e lo show politico italiano entra nel vivo: il presidente del Consiglio espone al Senato le ragioni che inducono alla conclusione dell’esperimento governativo «giallo-verde».

La sua relazione si incentra su quanto ha fatto bene il Governo che ha presieduto e, quindi, quanto è stata fuori luogo la mozione contro di lui della Lega.

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Mi viene in mente il detto della vecchina che non voleva morire, perché c’era sempre qualche cosa di nuovo da imparare. L’effervescenza politica del 12-13-14 agosto ne è una dimostrazione, giacché ci presenta un ribaltone rispetto al grido “alle urne, alle urne”, con ex nemici che immaginano possibili alleanze ed i “fautori del voto subito” che riflettono sulla possibilità di formare una nuova compagine governativa, che regga il voto del Parlamento.

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